Sono davvero pochi i contributi tra articoli e pubblicazioni di settore che spiegano quanto la tecnologia inquini l’ambiente, i cenni scientifici risalgono al 1750 (grazie al chimico Joseph Black) e, nel 1896, Svante Arrhenius studiò l'aumento dell'effetto serra imputabile alla produzione di anidride carbonica, fino a pochi articoli, meno di 5 tra il 2019 e 2021. Forse, per dare il buon esempio, inquinando il meno possibile, visto che qualunque interazione con la rete provoca emissioni di CO₂ a causa della corrente elettrica che mantiene on-line la rete, basti pensare che un tweet provoca emissioni di anidride carbonica pari a 0,2 di CO₂, mentre un SMS 0,014 di CO₂.
Quindi gli SMS inquinano 1/14 rispetto ad un Tweet, giusto per familiarizzare con le quantità.
Il protocollo di Kyoto parla chiaro, per rispettare i vincoli sulle emissioni di CO₂ da parte di ciascun Paese, il principale metodo per smaltire enormi quantità di biossido di carbonio è la fotosintesi clorofilliana svolta dai vegetali; questo processo coinvolge luce, biossido di carbonio e acqua, trasformandoli in ossigeno e glucosio, consiste quindi nel piantare e preservare foreste da deforestazione e incendi.
Questo è il modo più semplice economico e spontaneo.
Fonti più che autorevoli hanno rilasciato i seguenti dati: la tecnologia domestica prima del 1990 consumava meno dell’1%, mentre oggi, crescendo in modo esponenziale negli ultimi 15 anni, tocca valori fino al 9% del consumo totale di elettricità del Pianeta, con conseguente responsabilità di emissioni più del 2% delle emissioni totali terrestri.
L’utilizzo quotidiano degli oltre 7 miliardi di smartphone emettono nell'ambiente 200 milioni di tonnellate di CO₂ ogni anno, e questo valore è in costante crescita.
A coronamento di questo fenomeno il cui impatto ambientale è per ora mal gestito, c’è l’anello finale della catena, ovvero i rifiuti da apparecchiature elettroniche, ma i numeri sono in crescita, ben 12 milioni le tonnellate (chilogrammi).
In Europa questi dati salgono rapidamente e si ricicla solo il 35% dei rifiuti elettronici. Per non farci mancare nulla, nel breve periodo con l’arrivo dei nuovi standard delle comunicazioni televisive del digitale terrestre, dovremo aspettarci circa 100 milioni di apparecchi televisivi da smaltire. Come? Ad oggi non ci sono programmi adeguati per gestire questa massa di rifiuti e inquinamento conseguente dell’ambiente.
L’impatto ambientale si correda da ultimo della lavorazione delle cosiddette terre rare, ovvero minerali che servono alla produzione dei nostri smartphone, circa 15, tra i quali lo scandio e l’ittrio; la complicazione dell’estrazione sta tutta nell'impatto ambientale, infatti non trovandosi in forma pura, l’estrazione e la separazione da altri minerali sono procedimenti altamente inquinanti. Il processo di isolamento passa attraverso l’uso di acidi, filtraggi, e isolati attraverso metodi tossici e radioattivi.
I primi quattro produttori nell'ordine di quantità estratta e lavorata sono: Cina, Russia, Brasile, Australia, USA.
Torniamo a noi, parliamo di cosa si può fare e cosa cambiare in meglio la vita sia del Pianeta che nostra singolarmente, perché è pur vero che ognuno di noi può appropriarsi della conoscenza, dare un contributo importante per essere migliori, poi in un secondo momento esortare chi prende decisioni importanti per rendere eco-sostenibile l’evoluzione della vita a farlo, ma senza conoscenza e consapevolezza, possiamo solo essere gestiti passivamente e restare disattesi nell'auspicio di lasciare un mondo migliore a chi verrà dopo di Noi.
Tra le prime cose da sapere ce n'è una principale: ogni volta che interagiamo con il mondo social, ad esempio, per il consumo di corrente elettrica dei Server che gestiscono la transazione, che sia un Like o un messaggio di WhatsApp, o un tweet, siamo responsabili di emissioni di CO₂ nell'ambiente.
Quindi, per logica, bisogna essere poco generosi e dispensatori di interazioni in questo senso. Torno ora a un tema che ho sempre contrastato o visto con scetticismo: chi ha milioni di follower e che innesca migliaia di post, retweet, genera un traffico che arricchisce solo se stessi. Se si tratta di professionisti della comunicazione, sempre più si dovrà tener presente che tutto questo impenna la curva delle emissioni di CO₂ nell’ambiente e ad oggi non ci sono contromisure per tutelare l’ambiente da tutto questo, quindi siamo ancora in uno stato di euforia semi-incosciente in cui sembra tutto “cool”, di moda, che sia una nuova strada e la migliore per essere moderni. Si pensa che se solo non si risponde ad una e-mail, a un messaggio, con un semplice “grazie”, cosa dovuta anche a un senso di buona educazione, le cosiddette risposte inutili, equivale a spegnere i motori di migliaia di autovetture a gasolio, altamente inquinanti in un Paese come l’Inghilterra.
L’uomo più ricco del mondo, Elon Musk, per me è un esempio da diversi punti di vista,
per il solo fatto di essere il proprietario della Tesla, nota autovettura elettrica di fascia medio-alta, appropriandosi il titolo di aver introdotto mobilità ad emissioni zero, è titolare di certificati verdi nel settore automotive. Per intenderci, se FCA vuol produrre autovetture elettriche deve comprare certificazioni da Tesla; ma Mr. Mask, investe 2 miliardi di dollari in Bitcoin, notizia di febbraio 2021, con conseguente crescita esponenziale del titolo da 20mila a 60mila dollari per un Bitcoin in pochi giorni. Tutto ciò scatena un’accelerazione esponenziale del fattore “mining”, ovvero decine di migliaia di server in blockchain che lavorano tantissimo per produrre bitcoin, consumando gigawatt in quantità impressionante e conseguente emissione di CO₂. La scelta del visionario Musk indirettamente contribuisce ad inquinare e invita a fare altrettanto investendo in Bitcoin. Ecco questo è il mondo in cui ci stiamo addentrando nel quale gli aspetti più pericolosi sono la non conoscenza e l’inconsapevolezza di questi aspetti, che riguardano tutti, perchè tutti possiamo dare un contributo per cambiare e migliorare, anche perché questo stile non ridistribuisce benessere alla comunità. Sembra così, ma non lo è affatto, tutto dipende a cosa ci paragoniamo.
Parlando di Social e i cosiddetti “influencer" la criticità si ripete in fotocopia, i
“follower” senza saperlo o sapendo cose non esatte, contribuiscono a generare consumo di Gigawatt ed emissioni di gas terra quindi inquinamento.
Come sovente ripeto, non sarò mai quella persona che dirà,girate le spalle alla tecnologia, ma usatela con consapevolezza, sapendo cosa si compie quando la si usa. Nel 2016 incominciai a spiegare che la violenza passa in modo massivo dall’uso scellerato dei messaggi, dei post, tweet, etc..
Di pari passo c’è il problema dell’inquinamento del pianeta che ricordiamolo, non è proprietà privata ma di tutti, soprattutto di chi verrà dopo di noi.
Chi contribuisce a rovinare l’ambiente deve sostenere i costi di cosa ha sporcato, come chi usa una casa non propria, deve tenerla in ordine e pulita, per chi la abiterà dopo di lui.
I profitti economici di chi guida questo stile influenzando oltretutto quello di milioni di persone, dai 10 anni in su, deve essere migliore e deve guidare, indirizzare anche in questo senso.
Dal 2004, anno in cui nacque il primo Social (FB) ad oggi, molti sono i nuovi ricchi e potenti
grazie a questo nuovo modo di relazionarsi, che, però inquina il Pianeta; si pensa che il mondo tecnologico nel quale la parte del leone la fanno i social e gli smartphone, sia il quarto Stato (virtuale) nella classifica tra tutti i Paesi del mondo per emissioni gas-terra. Questa direzione va corretta, non è solo una questione di tassazione sui profitti, ma di contributi, che pescano nei ricavi economici di tutto questo sistema per ripulire e non lasciar crescere l’inquinamento dell’ambiente, che è appunto di tutti e delle prossime generazioni.
Per concludere, dobbiamo abituarci a pensare in grande e guardando ai successivi vent'anni e non a venti ore, perché oggi si vive già da oltre un decennio, come se non ci fosse un domani e chi cerca di impegnarsi per fare meglio, spesso non fa nulla di utile se non fossilizzare ancor di più questa situazione politica-economica-sociale impostata pensando ad oggi, come se non ci fosse un domani, appunto.
Fonti: Wikipedia – Google – webzines – studi scientifici e pubblicazioni scientifiche..
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